L‘”Anno Zero” dell’aerodinamica nel ciclismo è considerato il 1989
L’ “Anno Zero” dell’aerodinamica nel mondo del ciclismo è considerato il 1989 quando Greg Lemond vinse il Tour de France all’ultima tappa battendo Laurent Fignon di 58 secondi.
Era una cronometro intorno a Parigi e Lemond, che aveva 50 secondi di distacco al mattino, finì con 8 secondi di vantaggio al pomeriggio sul gradino più alto del podio.
La differenza fra i due, è stato dimostrato in seguito, la fece l’aerodinamica!
Lemond aveva il casco, la ruota lenticolare e la bici era equipaggiata con un manubrio moderno con le prolunghe che spostavano le braccia al centro mentre Fignon era decisamente “vintage” con la chioma al vento (e il suo famoso codino alla parigina) e il vecchio manubrio detto a “a corna di bue”, con l’impugnatura bassa, larga e le braccia ben esposte al vento.
L’effetto della resistenza all’aria era ben noto e c’erano già stati studi pionieristici, anche in galleria del vento, e c’era già stato il record dell’ora di Francesco Moser nel 1984 a Città del Messico, ma fino a quel Tour de France del 1989 l’aerodinamica era considerata una faccenda esotica e di nicchia che non si sposava con le esigenze pratiche e la tradizione storica del ciclismo su strada, cronometro comprese.
Greg Lemond aprì una strada e nacquero le bici speciali come la Lotus di Chris Boardman, la Pinarello “Espada” di Miguel Indurain, la Look di Alex Zülle … tanto per citarne alcune e si cominciarono a fare prove e provette in mezzo a mille difficoltà correlando velocità e frequenza cardiaca per valutare i benefici delle diverse posizioni e i vantaggi dei telai e degli accessori avveniristici.
Ma la galleria del vento era costosa e poco pratica, su strada c’era il vento che disturbava, in velodromo c’erano le curve sopraelevate con effetti inaspettati e mai immaginati prima.
In questo periodo di grande fermento, mi è capitato di fare prove anche in una galleria … stradale a Livigno, nella notte, dopo che era stata chiusa la traffico o in una galleria del vento dove provavano i modelli di elicottero e in un’altra dove provavano i modelli delle vetture di Formula 1.
Si pensavano tutte e i numeri tornavano abbastanza, avevano un senso!
Si pensavano tutte e i numeri tornavano abbastanza, avevano un senso!
Ma la correlazione velocità/frequenza cardiaca era difficile e disturbata da mille fattori su strada fino a quando l’ingegnere Ulrich Schoberer rese disponibile sul mercato il misuratore di potenza SRM che consentì, con costi relativamente modesti, la correlazione diretta velocità/potenza necessaria.
Da allora è passata veramente tanta acqua sotto i ponti, un alluvione si potrebbe dire, ed oggi ci sono gallerie del vento ben attrezzate (il Politecnico di Milano in Italia) ed ultimamente è arrivata la simulazione al computer dei fenomeni aerodinamici (la CFD) che, secondo alcuni, soppianterà le gallerie del vento. Il corridore in sella alla sua bicicletta viene “digitalizzato” con un raggio laser in poco più di un quarto d’ora, diventa una forma matematica (non più un essere umano) descritta da milioni di numeri (come sulla Settimana Enigmistica quando si uniscono dei punti apparentemente senza senso e viene fuori un disegno) e può essere studiata come un’automobile o un aeroplano.
Ancora c’è molto lavoro da fare, per simulare le gambe in movimento ad esempio, che sono un po’ più complesse della ruota che gira di un’automobile o anche dell’elica di un aeroplano, ma la strada è segnata come in quel lontano Tour de France del 1989 e non si torna in dietro.
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